Ucciso con una stampella e finito a mani nude: la folle barbarie di Civitanova Marche. La moglie all’assassino: “Perché l’hai fatto?”

La scena è una delle più terribili. L’omicidio di ieri di un uomo, a Civitanova Marche, ha scosso il Paese intero. “Fermati, lo ammazzi così”, gridavano i passanti inermi. Ma Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo non ha ascoltato nessuno, non si è fermato e ha ucciso con le sue mani Alika Ogorchukwu. L’uomo, nigeriano, 39 anni, moglie con un bambino di 8, è morto mentre chiedeva l’elemosina davanti ai negozi di corso Umberto I, la via dello shopping di Civitanova. L’uomo ha picchiato l’ambulante più volte con la stessa stampella di Alika, che lo aiutava a camminare dopo un incidente. Lo ha colpito più volte, in tutto il corpo. Quando l’uomo è caduto per le bastonate, l’altro uomo è salito sopra di lui, tenendogli la testa schiacciata per terra. 

Pezzo di merda” è stata l’ultima frase, consumata mentre era sopra l’uomo inerme e immobile, a terra. Poi è fuggito via. La polizia ha arrestato subito l’aggressore per omicidio volontario e rapina, perché dopo il pestaggio l’omicida si è pure allontanato con il telefono della vittima. Le prove dell’aggressione, feroce e brutale, questa volta sono certe: fortunatamente c’era l’occhio di una telecamera di sorveglianza a riprendere il tutto. Il legale dell’uomo, che ora assisterà la vedova, ha commentato così a Repubblica il video. “È raccapricciante. Nessuno interviene per soccorrerlo, per fermare quella furia omicida. Bisogna interrogarsi su questa indifferenza vergognosa, non c’è più il senso civico, la sensibilità, la solidarietà”. 

Ferlazzo aveva dei piccoli precedenti penali ed è stato subito arrestato. Dalle prime testimonianze era emerso che l’uomo avrebbe reagito ad alcuni complimenti fatti dall’ambulante nei confronti della donna, ma la ricostruzione non convince per nulla gli inquirenti che credono si sia trattato di un’aggressione feroce per il comportamento insistente della vittima nel chiedere l’elemosina o nel vendere qualcosa. 

La moglie della vittima, a Repubblica, parla con un senso di angoscia indescrivibile. “Voglio guardare quell’uomo negli occhi e chiedergli perché l’ha fatto. Perché ha ucciso mio marito. L’avevo visto uscire di casa stamattina (ieri, ndr), oggi pomeriggio mi ha chiamato un amico di Civitanova, mi ha detto: Corri, corri, hanno ucciso Alika”, racconta Charity Oriachi.

Un episodio che inquieta il Paese e interroga la politica. Rosa Piermattei, sindaca di San Severino, il paesino a 50 chilometri da Civitanova che ospitava da circa dieci anni la coppia, ha dichiarato: “Alika era una brava persona, perfettamente integrata nella nostra comunità. A volte chiedeva un aiuto, un po’ di attenzione, non ha mai dato problemi, né ai nostri concittadini né alla polizia locale”.

Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha dichiarato. “La ferocia inaudita. L’indifferenza diffusa. Non possono esserci giustificazioni. E nemmeno basta il silenzio. L’ultimo oltraggio ad Alika sarebbe quello di passare oltre e dimenticare”. Salvini, invece, sempre molto attento agli episodi di ferocia e di degrado, si scaglia non contro l’omicida, ma contro la mancata certezza della pena. “Folle morire così, spero che la pena sia la massima possibile. Il problema è che ci sono episodi di violenza e criminalità in pieno giorno in tutta Italia. Non andrò a Civitanova perché, se vado, sbaglio e strumentalizzo. La mia preghiera e l’impegno perché il responsabile sia punito è totale”.

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