Prima la denuncia per la mancanza di sicurezza nel cantiere dove lavorava, poi la scomparsa. Da due mesi di Daouda Diane non c’è traccia. Lavorava nel ragusano, ha vissuto lì per ben cinque anni e alternava un impiego regolare da mediatore culturale a qualche lavoretto extra.
Le sue ultime tracce sono datate 2 luglio. Dopo il video incriminato, di denuncia e opposizione, Daouda è scomparso misteriosamente. Nessuno, fra i suoi conoscenti, crede che sia una scomparsa volontaria. “Si può sparire nel nulla qui in Costa D’Avorio, non in uno Stato civilizzato come l’Italia. Trovate mio marito o almeno datemi il suo corpo”, l’appello della moglie dell’uomo riportato questa mattina a Repubblica.
La donna, come tutti, sa davvero poco sulle ultime ore di Daouda. Si sa (per certo) che quel sabato l’uomo era alla SGV, un’azienda di calcestruzzi della zona. Doveva ripartire il 22 luglio da Catania, ma quel volo è partito senza Daouda. Dopo venti giorni utili per comprendere se il gesto dell’uomo era volontario, gli inquirenti hanno aperto un fascicolo per omicidio e occultamento di cadavere.
“Qui sono rimaste tutte le sue cose, i suoi documenti, non sarebbe mai andato via senza”, dice Marcire Doucoure, amico e coinquilino di Daouda. “Neanche un cane o un gatto scompaiono così. E Acate non è una metropoli”.
L’ultima impronta dell’uomo è datata 2 luglio alle 14.38. Dal suo telefono partono due video al suo coinquilino. Il primo lo ritrae con un martello pneumatico e nessuna protezione addosso. Nel secondo dice: “Qui il lavoro è duro, si muore qui”. Da quel momento, il buio. Daouda è come se fosse stato inghiottito in un buco nero. L’azienda ha fatto sapere che l’uomo è andato via con le sue gambe, ma le telecamere della ditta (rotte da tempo) né le altre della zona lo inquadrano uscire. Il suo telefono rimane agganciato alle celle vicine all’azienda, poi il nulla. Dell’uomo resta solamente una sua foto sui muri: è scomparso. Tutto quello che, ad oggi, si sa.