Manfredonia, quando il mercato del mercoledì si svolgeva in Via Primo Maggio

Manfredonia, quando il mercato del mercoledì si svolgeva in Via Primo Maggio.

CREDO che durò un decennio a partire dal 66’ al 76’, almeno quello che ricordo del mercato del mercoledì che veniva allestito a partire da via Primo Maggio ,si proprio lì su in quella lunga strada, fino su al viale per il cimitero ,via Antiche Mura … in modo particolare quello fondamentale del larghetto di via Generale Carso,dove veniva allestita detto in termine molto manfredoniano ,la baracca della cosiddetta zona reparto “pezze americane”, perché anche questa è storia di un paese da trasmettere alle nuove generazione che in linea di massima se ne fregano quasi di tutto, è importante , lodevole informarli anche sulle piccole cose che hanno fatto il resto del paese.

Come venivano vissuti quegli anni di strana povertà, perché portava il peso della necessità ,non certo per chi navigava nell’agiatezza. Per quanto mi riguarda ho sempre guardato di occhio alto i bisognosi, che a ricordarlo erano in tanti .Il mercato una volta rappresentava l’essenziale per un povero.

Ricordo come si snobbavano tra persone, che additavano i più bisognosi, venivano criticati perché si recavano nella zona delle pezze ,per comprare abiti dal costo minimo dai cento lire in su,e devo dire che gliele dicevano di tutti i colori, ditemi voi signori come dovevano sopravvivere certe persone in quella difficoltà notevole, alla quale non potevano sottrarsi da quel navigare sulle cattive acque salmastre della terra nativa. Insomma se ti vedevano in quel reparto eri un morto di fame e ti marchiavano come si faceva col segno dell’untore ai tempi della peste.

L’arretratezza che scorreva nella Manfredonia era spaventosa , quel reparto era lo spasso più di lusso per chi doveva acquistare abiti o qualsiasi cosa. Ma ognuno si può chiedere ,ma lì era un altro mondo:– Rispondo io sì è sempre stato un altro mondo ma anche nei tempi di oggi no Manfredonia è cambiata per fortuna – un altro mondo.

Di per se il manfredoniano soffre di una forma strana di paradossalità,ma allo stesso tempo non ha voluto mai e stranamente non vuole tutt’ora evolversi, da un’antichità di portamento buffo e disdicevole come modo di fare, portandosi dietro il tempo – che più gli si aggrada o meglio che più gli si addice.

Ecco perché cari signori ,questo paese se non cambia dalla sua radice scura non potrà mai diventare chiara ,e farsi chiarezza di un vivere leggermente più sano,non vogliono la crescita ma bensì sempre e solamente la disparità. Ti vesti alle pezze, si quello lì,io ho invece marche di lusso addosso ,il capo firmato vale una cifra,così è andata per anni per i giovani e le giovani per i ragazzini e le ragazzine,tutto questo da farli sentire sempre un senso di inferiorità. 

Ma poi mi volto e mi giro e penso al grande Giuseppe Di Vittorio, che è stato l’orgoglio, la più alta speranza del Sud ,che in pochi capivano ,che in pochi hanno appreso la sua grazia e forza che dava alla vita ,di quella vita blanda, morbida, di rassegnazione e di morte senza alcuna difesa.

Ebbene lui,il Di Vittorio, ribaltò tutto il sistema tra i poveri diventando il più immenso esempio di giustizia sociale, non soltanto per la Puglia ,ma per i sistemi di ogni Regione d’Italia. Dico a pensarci oggi non esiste nemmeno l’ombra di una figura del suo livello,in nessuna parte ..ad eccetto tra qualche povero sindacalista emarginato dal sistema politico.

di Claudio Castriotta 

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