L’innovativo colorismo dei carri allegorici dell’artista Andrea Santoro
I monumentali carri allegorici del Carnevale di Manfredonia, piombati da qualche anno nella grigia sporadicità di allestimenti, a costo di durissimi sacrifici, al gelo e al freddo di ambienti poco idonei, nell’euforia fantasiosa della creazione.
Caduti nella sporadicità per contingenze congiunturali avverse, e non solo.
Ma i carri sfilavano tra fiumi di folle nel loro rimanere a bocca aperta di meraviglia. Carta su carta, con le tecniche più diverse, si innalzavano maestose, quelle figure gigantesche, che chiedevano al colore, nelle sue diverse, vivificanti tonalità di avere ” vita” e splendori.

In tal senso, alla maestria dei cartapestai si aggiungeva il tocco ultimo della maestria coloristica. E tanti sono stati quelli che ne hanno luce e armonie.
Tra questi, voglio ricordare il maestro del colore, Andrea Santoro, che ancora adolescente e per ben oltre un ventennio, fino ai primi anni del 2000, non ha fatto mancare le sue magie cromatiche, in geniali fantasie, del tutto innovative e originali, in quelle splendide armonie coloristiche, che accendevano brillantezze fantasmagoriche, per straordinarie convergenze cromatiche osmotiche, invero particolarmente ammalianti.

Lì per lì, in corso d’opera, per fervida inventiva artistica, sorretta da fantasia coloristica, indirizzata alle pure armonie, nelle suggestioni estetiche dell’incanto, tirato fuori con tavolozze reinventate e reinterpretate per il dilettevole “fuoco creativo”, a conferire incantesimi visivi, o meglio stupende “visioni” coloristiche, a pennellate inusualmente carezzevoli, a spalmature delicatamente ora convergergenti, ora magicamente divergenti, con la barra dritta alla scoperta e al rinvenimento del “Bello” carnevalesco, in un’incantata danza festosa dei colori, nelle parate dei carri allegorici, con le catepeste vivificate dall’ottimo colorismo dell’artista, Andrea Santoro, nel suo silenzioso, assorto, adocchiare, e nel suo immaginifico fantasticare di colori e colorismi, trasferiti nel folleggiante Carnevale di Manfredonia.

Dove il Santoro Andrea, valentissimo innovatore di bellezze e armonie ruotanti, notevolmente dinamiche, alla scoperta di nuove ” oasi” del colore, veleggiava nell’incanto delle sue personali e del tutto originali tavolozze, ipnotizzate dalle sue estrose fantasie pittoriche nell’incendio creativo, votato al congeniale e nuovo colorismo del Carnevale, in ottiche estetiche stupefacenti, orientate alla solarità di splendori e lustrori di armonie, veleggianti isole iperuranie del colore rivelatore, che nasceva da maiuteche psicologiche dalle catepeste di egregi maestri.
E il Santoro, innovativo, eccletticamente estroso per innata indole, fantasiosamente immaginifica, ivi traslare raffinate eleganze e cromatche fusioni armoniose, su superfici piccole e grandi, figurando imponenti colpi d’occhio di spettacolari brillantezze sulle smorfie dei volti, in ridente sbeffeggiamento, peculiarmente carnevalesco, in quello sfottò, iconico della festa.
Nessuna parte del bel manufatto veniva tralasciata o spalmata in uniformità coloristica.

Il particolare e l’accessorio e l’ornamento minuzioso e l’orpello decorativo ne facevano meravigliose sinergie, a policromie incantevoli nelle allegorie satiriche, finemente espressive, assumendone figurazione altamente artistica in quel magico colorismo carnevalesco, a paradigmi finemente innovativi, che l’artista Andrea Santoro, ispirato “armonista” delle brillanti cromie, in bell’accordo dialoganti, realizzava, nel suo solitario, silenzioso fantasticare di originali estetiche carnevalesche, nel fulgore trionfale del festoso colore vivificante, pervenendo a splendidi esiti finali di luminosa bellezza ammaliante.
Lorenzo Prencipe