Incendiati a Borgo Incoronata 100 ettari di grano all’imprenditore anti-racket Lazzaro D’Auria

Brucia il grano in Capitanata, ma non per colpa del caldo, ma per la mano della criminalità organizzata. Ieri, infatti, c’è stata l’ennesima intimidazione contro Lazzaro D’Auria, imprenditore campano ma da anni attivo nel foggiano, proprietario di un’azienda agricola a San Severo. Ignoti hanno incendiato più di 100 ettari di grano nei pressi di Borgo Incoronata. Il proprietario vive da alcuni anni sotto scorta. Il motivo è lampante: si è opposto alle richieste di estorsione da parte della batteria mafiosa Moretti-Pellegrino-Lanza. Grazie alle sue denunce, che negli anni sono state sempre più numerose, molti boss sono stati arrestati. 

Nuove intimidazioni all'imprenditore D'Auria, che ha detto no alla Mafia.

In queste ore sono arrivate alcune note di solidarietà all’imprenditore. Il presidio di Foggia di “Libera”, l’associazione presieduta da Don Luigi Ciotti, ha scritto: “Siamo vicini a Lazzaro D’Auria per l’ennesima intimidazione subita: due nel giro di poche ore. Conosciamo Lazzaro e sappiamo che non si farà scoraggiare ma continuerà a testa alta. Ma ora, più che mai, dobbiamo fare fronte comune, essere al suo fianco ed al fianco di tutti gli altri imprenditori che, con coraggio, scelgono di denunciare, contribuendo al cambiamento della nostra terra. Tutti insieme dobbiamo denunciare e contrapporci a chi distrugge il nostro territorio e non ne permette lo sviluppo. Non possiamo più delegare ad altri, ma ciascuno deve assumersi la sua parte di responsabilità perché solo insieme possiamo costruire una comunità libera dalle mafie e dalla violenza”. 

I danni, dalle prime ricognizioni, ammonterebbero ad almeno 300 mila euro. “Il grano non si incendia da solo”, ha commentato l’imprenditore. Già alcuni giorni prima si sarebbe verificato un primo incendio poi limitato grazie all’intervento della loro squadra. Questa volta, però, il forte vento ha finito il lavoro di demolizione del campo. 

La storia di D’Auria è la storia di un imprenditore che non si è piegato all’arroganza del potere mafioso. Anni fa si è trovato davanti a un bivio: pagare o ribellarsi. Ha scelto la seconda. “Non potevo mandare tutto all’aria per una piccola fascia delinquenziale”, raccontò a Today l’imprenditore. Nell’agosto 2021, però, quattro mesi dopo le denunce le prime avvisaglie: la malavita ha distrutto i suoi capannoni. Oggi, invece, dopo il grano bruciato di ieri in agro di San Severo i tubi dell’irrigazione dei pomodori sono stati alle fiamme. Due avvertimenti in meno di 24 ore: la criminalità organizzata in Capitanata non scherza.

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