La tragica morte di Daniel e Stefan, i due fratellini morti tragicamente a Manfredonia martedì 11 luglio, ha colpito tutti. Il quotidiano Avvenire, con un commento di Antonio Maria Mira, è ritornato a parlare di questa tragedia che ha colpito la famiglia delle vittime. Il commento è ritornato sulla mancata partecipazione della comunità ai funerali dei due bambini.
“Che brutta la cattedrale di Manfredonia mezza vuota ai funerali dei piccoli Daniel e Stefan. E soprattutto che triste e ingiusta. Erano solo bimbi rumeni. No, non basta che due bimbi muoiano in quel modo drammatico. Ci vuole quell’aggettivo, quel marchio, quello stigma. In fondo gli immigrati rumeni, e più in generale di alcuni paesi dell’Est, li guardiamo e li trattiamo con sospetto. Borderline, ma poi sono loro a riempire i cantieri del bonus 110%. Dove non poche volte cadono dalle impalcature. Ma erano solo romeni o albanesi. Colpa loro. Poco attenti, poco ligi alle regole”.
Il funerale, celebrato dall’arcivescovo Franco Moscone, è stato presenziato dal sindaco di Manfredonia, Gianni Rotice, da altre istituzioni civili, politiche e religiose. La comunità di Manfredonia, però, non si è stretta al dolore della famiglia come ha denunciato l’arcivescovo Moscone. “Troppo soli nella vita, troppo soli nella morte. Invece i funerali potevano essere occasione per farsi sentire vicini, per abbracciare, ma anche per chiedere scusa e impegnarsi perché non accada più”.
“Serve un piano serio di accoglienza. Lo ha ripetuto più volte in questi giorni padre Franco Moscone, venuto dal Nord in questa terra foggiana tanto bella e difficile, terra di straordinaria agricoltura dove braccianti immigrati sono sfruttati da padroni italiani, terra di turismo di alta qualità dove la mafia garganica impone il pizzo a colpi di bombe. Manfredonia è la diocesi del ghetto di Borgo Mezzanone, la “ex pista” dove sopravvivono migliaia di immigrati e dove la Caritas diocesana prova ad aiutarli, così come faceva con la famiglia di Daniel e Stefan. Una Chiesa che c’è, che denuncia e interviene. Senza fare distinzione”, la riflessione di Antonio Maria Mira.