Nominato da pochi giorni alla presidenza della CEI, la Conferenza episcopale italiana, il Cardinale Matteo Maria Zuppi scrive una prima pagina importante del suo mandato. La prima pagina, come ha annunciato, è una pagina quasi rivoluzionaria per la Chiesa. Zuppi ha formalizzato l’istituzionale un report annuale sugli abusi sui minori nel clero. Sarà pronto entro il 18 novembre e andrà alla ricerca di casi che si sono verificati fra il 2000 e il 2021. Zuppi ha dichiarato apertamente: “Sugli abusi abbiamo scelto una strada nuova, una strada italiana”.
Su un tema così delicato per la Chiesa a livello internazionale, che ha segnato un distacco profondo con molti fedeli, Zuppi ci vuole vedere chiaro. E si sofferma sulle “cinque linee di azione per una più efficace prevenzione del fenomeno degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili”. La via italiana sarà affiancata da istituti indipendenti nella gestione del report.
Alle critiche delle associazioni delle vittime, che hanno chiesto il perché di una ricerca storica solamente dal 2000, Zuppi ha risposto così: “Perché dal 2000? Perché ci sembra molto più serio e per certi versi ci fa molto più male, ci coinvolge direttamente. Uno potrebbe dire: ve la cantate e ve la suonate da soli. No: la ricerca sarà sempre supportata da centri indipendenti. Non c’è nessuna volontà di copertura, non vogliamo sfuggire, ci prenderemo le botte che dobbiamo prenderci e le nostre responsabilità”.
Nell’incontro con i giornalisti, il primo da presidente della CEI, Zuppi ha ribadito le priorità del suo mandato. Oltre questa indagine e ricerca a tutela delle vittime di tutti gli abusi, tante le fragilità e le varie emergenze che lo preoccupano. Per lui, la Chiesa deve aiutare gli anziani, le vittime principali di questa pandemia, i giovani, chi ha fragilità relazionali, limitare i morti sul lavoro, combattere la violenza sulle donne e, infine, impegnarsi per un grande sostegno alla pace in Ucraina.