Sedazione profonda per La Forgia: addormentato il lunedì, morto il venerdì. La moglie: “Paese ipocrita”
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La scorsa settimana, a Bologna, Antonio La Forgia è morto. Ex deputato, ex presidente della Regione Emilia-Romagna, La Forgia aveva 78 anni ed era in sedazione profonda tra lunedì e martedì. Un percorso scelto, con consenso informato, dopo un anno e mezzo di convivenza con un tumore. Laureato in fisica, militante nel Partito Comunista Italiano, è stato segretario della Quercia a Bologna e presidente della Regione dal 1996 al 1999. Romano Prodi, amico di lunga data, ha dichiarato: “Sono profondamente addolorato per la scomparsa di Antonio La Forgia a cui ero legato da sentimenti di autentica amicizia. Sentiremo molto la sua assenza e mancherà la sua vivace e creativa intelligenza”.
Accanto alla La Forgia c’è stata sua moglie, Maria Chiara Risoldi che oggi ha raccontato al Corriere il calvario di suo marito. Racconta il giorno in cui La Forgia ha detto basta. “È stato domenica 5 giugno. Aveva urlato tutta la notte. Era la fine. Aveva già scelto di andarsene con la sedazione profonda. Il quando lo decise la sera stessa. Mi disse: devi amarmi molto per accettare che me ne andrò e a te rimarrà in casa per giorni il mio corpo vivo”, racconta Risoldi.
La moglie dell’ex amministratore pubblico, che aveva scritto sui social che l’Italia è un paese veramente ipocrita perché il corpo di suo marito era costretto ad essere ancora lì, mentre la sua mente era già altrove, parla di una decisione molto convinta di Antonio. “Ne abbiamo parlato quando ci furono i casi Welby, Englaro, Dj Fabo. Non era molto convinto dell’uso politico dei casi singoli. Lui diceva sempre che “questa è materia della coscienza, non può decidere lo Stato al posto delle persone”.
La Forgia si è addormentato lunedì sera, ma è morto solamente venerdì. Ma è successa una cosa rarissima racconta sua moglie. “Il mercoledì un’amica è uscita dalla stanza dicendo: si è svegliato! Mi ha risposto. Siamo corsi tutti da lui. Gli ho detto: Antonio senti male? Mi ha risposto di no. Gli ho detto piangendo: Antonio, cambiamo idea. Per me quel momento è stato pazzesco. La dottoressa ci ha detto: lui ha una gran voglia di vivere, non lo stimolate troppo sennò non riesce ad andarsene. Non sono più entrata nella stanza. Avevo paura di toccarlo, svegliarlo”.
Alla domanda quando è tornata da lui, la moglie ha risposto emozionata. “Quando è morto. L’ho abbracciato per due ore senza più paura di svegliarlo”.