Proseguono le indagini sul colpo al caveau di Brescia, coinvolti diversi uomini dei clan della provincia di Foggia

Almeno una dozzina di sopralluoghi dallo scorso autunno alla fine di febbraio, all’esterno e all’interno della sede Mondialpol di Calcinato: è qui che la banda capitanata (così pare) da Tommaso Morra avrebbe voluto mettere a segno il colpo del secolo, svuotando il caveau che quella sera conteneva più di 80 milioni di euro. Tutto era stato studiato nei minimi dettagli: le 26 auto rubate che sarebbero state utilizzate (e forse bruciate) per bloccare le strade, le riprese con le microcamere nascoste in una penna a cura dei due “basisti”, i dipendenti della società di vigilanza che collaboravano all’organizzazione della rapina. E ancora, i tempi tecnici per colpire e scappare: meno di 10 minuti in tutto.
Non è andata così, si sa. Le forze dell’ordine e la Procura da tempo tenevano d’occhio i rapinatori e i loro complici. Tanto che pochi minuti dopo le 18 è scattato il blitz, nel capannone di Pedrocca di Cazzago San Martino che era stato allestito come un quartier generale, pieno di armi di ogni tipo e da cui sarebbe partita la “batteria” più consistente per l’assalto. Ovvero, 14 uomini guidati da Morra, e tutti arrestati in flagranza dagli agenti della Polizia di Stato, dai corpi speciali del Nocs e dai Carabinieri.