Pensioni: Cgil, l’Inps modifica requisiti pensionistici, conseguenze gravissime. Ma è una gaffe del sindacato
Pensioni: Cgil, l’Inps modifica requisiti pensionistici, conseguenze gravissime. Ma è una gaffe del sindacato
Gaffe della Cgil: Falso allarme (della Cgil) sui requisiti per la pensione. È solo una probabilità, peraltro attesa, che a partire dal 2027 potrebbero essere necessari tre mesi in più di lavoro per accedere alla pensione di vecchiaia, cioè un’età di 67 anni e tre mesi (mentre oggi e anche nel 2026, bastano 67 anni). È solo una probabilità che si basa sulle stime dell’andamento futuro della “speranza di vita” che, non da ieri, ma da 11 anni aggiorna i requisiti per l’accesso a tutte le pensioni. Se l’Istat anticipa che la speranza di vita potrebbe salire di tre mesi nel 2027 e di altri due mesi dal 2029, allora, bene fa l’Inps ad aggiornare i propri “applicativi”: cioè quei servizi online, su internet, utilizzati per fare simulazioni e proiezioni su quando e con quanto si potrà andare in pensione. Dunque, nulla è ufficiale, ma, appunto, solo simulazioni e proiezioni che dovranno trovare conferma in atti normativi: un decreto ministeriale.
L’ultima volta è successo a metà ottobre del 2023.
Roma, 9 gennaio – “Esprimiamo profonda preoccupazione per la recente modifica unilaterale dei requisiti pensionistici operata dall’Inps sui propri applicativi, senza alcuna comunicazione ufficiale da parte dei Ministeri competenti e in totale assenza di trasparenza istituzionale”. Lo afferma, in una nota, la segretaria confederale della Cgil, Lara Ghiglione.
Secondo quanto evidenzia il responsabile dell’Ufficio Politiche previdenziali della Cgil, Ezio Cigna: “Risulta infatti che l’Inps abbia aggiornato i criteri di calcolo delle pensioni, introducendo un aumento dei requisiti di accesso: dal 2027 per accedere alla pensione anticipata saranno necessari 43 anni e 1 mese di contributi; mentre dal 2029 il requisito aumenterà ulteriormente a 43 anni e 3 mesi”. “Anche per la pensione di vecchiaia – sottolinea Cigna – si registrano incrementi, con l’età minima che passerà a 67 anni e 3 mesi nel 2027 e a 67 anni e 5 mesi nel 2029”.
Per la segretaria confederale, Lara Ghiglione: “Tali modifiche, se confermate, non trovano alcun riscontro nei documenti ufficiali attualmente vigenti. L’unico riferimento fin qui valido per le stime future era rappresentato dal 25° Rapporto della Ragioneria Generale dello Stato del 2024, che prevedeva infatti per il 2027 nessun incremento e per il 2029 un aumento di solo un mese”.
“A pochi giorni dall’approvazione della legge di Bilancio – prosegue Ghiglione – ci troviamo di fronte all’ennesimo peggioramento del quadro previdenziale che si aggiunge alle scelte già sbagliate di questo Governo sul tema delle pensioni. Nonostante i continui slogan e le promesse elettorali di una riforma del sistema previdenziale, come il tanto annunciato superamento della legge Monti-Fornero e il pensionamento con 41 anni di contributi per tutti, la realtà dimostra l’opposto: nuove restrizioni e ulteriori sacrifici a carico delle lavoratrici e dei lavoratori”.
“Questa decisione – avverte la segretaria confederale – avrà conseguenze gravissime aumentando il numero di persone che si troveranno senza tutele, con il rischio di nuovi esodati, come coloro che hanno aderito a piani di isopensione o scivoli di accompagnamento alla pensione”.
“Inoltre, denunciamo la totale mancanza di trasparenza e chiediamo immediati chiarimenti all’Inps e ai Ministeri competenti. È inaccettabile – conclude Ghiglione – che decisioni di tale impatto sociale vengano prese senza un chiaro riferimento normativo e senza un’adeguata informazione”.