San Marco in Lamis

Le Fracchie di San Marco in Lamis. Il fuoco della devozione

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LE FRACCHIE DI SAN MARCO IN LAMIS. IL FUOCO DELLA DEVOZIONE.

Abbiamo già trattato il tema dei riti del fuoco (nei commenti, il link all’articolo completo). Le Fanoje, ultime ritualità di questo tipo per salutare l’inverno e accogliere la primavera, cedono il testimone come unica tradizione del fuoco legata alla Pasqua alle Fracchje di San Marco in Lamis.

Molti hanno scritto sul significato simbolico delle fracchje, azzardando anche ipotesi fantasiose. Di sicuro, rappresentano l’evoluzione religiosa, in termini sincretici, di vecchie ritualità del fuoco come le troviamo in tutti i centri del Gargano e della Daunia.

A un certo punto della storia, a San Marco in Lamis, si è deciso di legare il rito del fuoco primaverile locale alla figura dell’Addolorata.

Quello che oggi più si avvicina al sentire della gente è la simbologia delle fiaccole accese dalle pie donne per illuminare i passi della Vergine Maria Addolorata alla ricerca del Figlio e nella visita ai “sepolcri” (tema trattato in altro post).

Il Vescovo di Foggia, nel 1873, dichiara che “… è degna di ammirazione la fede dei sammarchesi che vogliono accompagnare la Madonna Addolorata nella ricerca del Figlio arrestato, con l’accensione di fiaccole che recano per alleviare le anime purganti…”

Le fracchje, inizialmente, erano delle piccole torce che servivano a illuminare il cammino della Madonna Addolorata che, da fuori, giungeva nel centro urbano per essere ospitata nella Chiesa Madre.

Ma come sono fatte queste fracchje? Oggi, esse sono davvero spettacolari. La loro accensione e poi la processione per le strade della città danno vita a una esibizione unica nel suo genere.

Il Tardio ci racconta come i sammarchesi le preparano: “Per costruire una fracchja occorre spaccare longitudinalmente un tronco e riempirlo di rami, sterpi, schegge di legno e frasche, fino a formare una fiaccola di forma conica che, nell’estremità più stretta, finisce con un asse sporgente. Il tutto è tenuto stretto da vari cerchi di ferro. La fracchja così confezionata viene trasportata a mano se è di piccole dimensioni, oppure su appositi carrelli in ferro se è di dimensioni più ragguardevoli. La fracchja si accende dalla parte più larga. Quelle trasportate su carrelli vengono trainate con catene e corde e, per evitare che cada in avanti o scivoli sul carrello, viene appesantita con una zavorra di sacchi di sabbia nella parte posteriore.

Nel 1925, si ha la prima fracchja su ruote. Donna

Michelina Gravina, per devozione, fa costruire dai suoi garzoni una fracchja grande da montare e trasportare su ruote. Ci sono state delle proteste ma Donna Michelina, con autorità e “semplicità”, ottiene l’autorizzazione a trasportare la fracchja su ruote durante la processione. Così si legge in un documento: “Si autorizza la signora d. Michelina Gravina ved. Serrilli a partecipare alla processione della Madonna Addolorata con una fracchja trasportata su ruote, non offendendo la devozione ma solo per fede.”

La manifestazione è molto sentita dai sammarchesi e tutti partecipano alla festa, soprattutto i più piccoli con le loro piccole fracchje (un legame con la tradizione delle fanoje). I “cozzi” portano le loro fracchje mentre i “galantuomini” le fanno portare dai loro guardiani. Nel 1955, per esigenze cultuali, la processione è stata spostata dal Giovedì santo al Venerdì santo, a sera, come è ancora oggi.

Foto di Alfredo BRONDA, Archivio Giovanni BARRELLA

Garganodascoprire

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