La penuria d’acqua a Manfredonia, una testimonianza di altruismo del M.co Patrizio Oronzo de Nicastro

La penuria d’acqua a Manfredonia
Una testimonianza di altruismo del M.co Patrizio Oronzo de Nicastro
A noi umili ricercatori di “cose” di “casa” nostra, non ci è sfuggito ritrovare in alcuni documenti conservati presso l’Archivio Aragonese di Napoli (e già… la storia non si scrive ad orecchio), della generosità dell’eminentissimo Patrizio Sipontino Don Oronzo de Nicastro. Il Regno di Napoli fu oggetto di una forte siccità a partire dai primi anni del 1700 e dai documenti ritrovati si rileva: “In publico testimonio costituito, et testibus in num(er)o opportuno il m(agnific)o Oronzio de Nicastro buon Patrizio di questa sua fedelissima Patria di Manfred(oni)a che non degenerando da Suoi antenati (li quali in più, e più congionture hanno sempre dimostrato quell’Innato loro amore verso la cara Patria) in occasione di Penuria d’acqua, hà di continuo dispensato à tutto il Popolo acqua dalle Cisterne della propria Casa, oltre di questo nel suo Sindicato di quattro anni à dietro, per sollevare li poveri suoi Cittadini, levò a fatto la Gabella della carne// le grana trenta à fuoco per le guardie, sgravò un carlino à tomolo la gabella della farina, e per maggior decoro della detta sua Padria, refece due Stendardi di Damasco fregiato d’oro, mà il Massimo de beneficij si è havere riscattata la mezzanella della Città pignorata per docati due cento cinquanta nel principio del Governo di detto suo Sindicato”
La casa del nobile Sindaco è tuttora visibile in Via Tribuna, chiamata anche la casa della Banchina per via dell’ingresso a due rampe senza scalinata. Probabilmente i pozzi dell’acqua esistevano presso i due larghi a destra e a sinistra dell’abitazione, e poi ci piacerebbe sapere se esistono ancora detti stendardi.
Ma dai documenti si rileva come il Patrizio sipontino abbia attuato una vera e propria riforma economica della tassazione dei cittadini, rendendo meno gravose da balzelli e gabelle le tasche del popolo.
Inoltre nel documento si fa riferimento alla cosiddetta invasione saracena del 1620. Il testo non parla di Turchi ma di Traci (la Tracia dovrebbe essere compresa tra il nordest della Grecia, il sud della Bulgaria e la Turchia europea) e che un suo antenato fu catturato dalle Galere nemiche.
Ma già suo padre, si legge nel testo, affrontò altre penurie d’acqua cittadina: “ha fatto à proprie spese quella venire con le carra dalla Noranza (ovvero Honoranza, zona sipontina dalle parti di Versentino), e dispensatala a’ poveri, prescendendo dell’altri beneficij fatti”. Ne traggono le conclusioni e gli elogi i consiglieri dell’Università sipontina Onofrio Mazzone, Benedetto Tontoli, Nicola Celentano, Tommaso Cessa e Michele Gatta.
Uno spaccato di vita cittadina che mette in evidenza come gli amministratori di una volta erano vicini al popolo, soprattutto in momenti di difficoltà, ed è anche una riflessione su chi intende la cultura come una sorta di “cicero pro domo sua”, una specie di “Conventio ad excludendum”, che non porta da nessuna parte.
Giovanni Ognissanti
Archivio Storico Siponto – Fondazione di Studi e Ricerca.