La Lega propone un bonus di 20 mila euro per chi si sposa in chiesa. Paglia: “Il sacramento non si compra”

La Lega di Matteo Salvini ha aperto un vero e proprio caso. Cinque deputati leghisti hanno presentato nei giorni scorsi una proposta di legge che ha acceso il dibattito pubblico: un bonus fiscale fino a 20 mila euro per sostenere le spese di chi si sposa in chiesa. Il primo firmatario, Domenico Furgiuele, si è corretto subito: “La proposta di legge volta a incentivare il settore del wedding, che per questione di oneri prevedeva un bonus destinato ai soli matrimoni religiosi, durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no”. 

La precisazione del primo firmatario, però, smentisce quello che c’è scritto nella proposta di legge depositata alla Camera e firmata anche da Alberto Gusmeroli, Simone Billi, Ingrid Bisa ed Erik Umberto Pretto. Nella proposta di legge c’è una distinzione fra le celebrazioni civili e quelle religiose. “Il matrimonio civile è di per sé una celebrazione meno onerosa rispetto al matrimonio religioso. Con il bonus intendiamo agevolare le giovani coppie che intendono celebrare il matrimonio religioso e che avranno la possibilità di usufruire della detrazione del 20% delle spese connesse alla celebrazione”. 

Dure le repliche e le critiche al disegno di legge dal mondo religioso e dalle opposizioni. Questa mattina, sul Corriere della Sera, Mons. Vincenzo Paglia boccia sonoramente questa proposta di legge. “Il matrimonio per la Chiesa è un sacramento e un sacramento non si compra. Il credente che sceglie la celebrazione del matrimonio in Chiesa non si fa convincere a questo passo dalle detrazioni economiche, almeno spero. Sono altre le ragioni che lo spingono al sacramento. Altro discorso sono tutte quelle misure che sostengano la realizzazione della vita familiare ed eliminino gli ostacoli, anche finanziari, che rendono difficile il progetto familiare. Su questo c’è da augurarsi un lavoro più robusto. Detto questo, la dimensione del credente è una scelta d’amore assolutamente libera da altri condizionamenti, va al di là di qualsiasi questione economica. Anzi, per chi ha fede in genere si dovrebbe fare il contrario”. 

La proposta infine, infine, pone tre condizioni per ottenere questo bonus: che gli sposi siano under 35, che il reddito complessivo sia sotto i 23 mila euro e che i due promessi sposi abbiano la cittadinanza italiana da almeno 10 anni. Cinque anni di bonus immaginano i promotori, per circa 716 milioni di spese per lo Stato. 

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