“I famosi muretti a secco e un ingegnere sparito in un mattino”
Lunedì dell’Angelo 1955 ,quando ancora io non ero nato, quando l’aria sapeva di fango, quando l’orto era un buon campo ed i passeri venivano sparati, mentre erano liberi sui pali elettrici e sfioravano i monti più alti del Gargano.
Le piogge scendevano come torrenti e le lune cambiavano ogni sera le lame di strati luccicanti argentati del cielo alla porta della notte che suonava un’atmosfera a canzone senza misura. E il gallo al mattino cantava più stonato del tamburo usurato giù in cantina tra un gatto e una rete per pescare i pesci di scogli,mentre il vento drizzava le palme degli ulivi più alti e storici,nelle terre della mia Puglia..questo a noi fa bene anche se siamo confine, ma non ci potranno toccare e non ci faranno morire perché siamo la luce ,il calore e il sale del mare.
Poi la sete del soffio, il pomeriggio di un villaggio, di un coro di voci perfette che non fanno mai male, vengono anche dal paese cantando verso la Basilica della radice,dentro i passi sicuri e un po’ lenti. Compagnie di persone ammucchiate tante eranofinimondo a freddo da non poter percorrere un passo. Ebbene lui, quel giorno, dopo essere appena tornato da Bologna da qualche settimana..in quella maledetta mattina visto male dall’invidia doveva recarsi a Viesteper un importante parere tecnico,visto che doveva dirigere anche quel lavoro per qualche anno. Per appunto partì da Manfredonia con una cinquecento d’epoca di colore rosso chiaro, si diresse alla volta della città di Vieste che lo attendeva.Ma Tonino ,non si sa se mai arrivò in quella sala del Comune per quel lavoro. Si fece sera ed a casa lo aspettavano ma lui non arrivava,allarme alla Polizia ma così anche per il Comando dei Carabinieri. L’indomani iniziarono a setacciare punto per punto della zona di terra di bosco e di mare dai sommozzatori esperti ,e così per mesi e ancora mesi .
Ma Tonino sparì nel nulla lui e la sua auto piccola. Oggi l’ho ricordato, dopo 36 anni dalla sua scomparsa.. nessuno e poco hanno parlato, mai nessuno ha visto niente, mai di quelle ossa che ormai fioriscono foglie di piante del campo del cielo.
Articolo di Claudio Castriotta