Monte Sant'AngeloStoria

GarganodaScoprire: “Chiesa di San Salvatore, un tesoro nascosto nel quartiere Junno di Monte Sant’Angelo”

[esi adrotate group="1" cache="public" ttl="0"]

CHIESA DI SAN SALVATORE: UN TESORO “NASCOSTO” NEL QUARTIERE JUNNO DI MONTE SANT’ANGELO.

Per scoprire i segreti dei centri storici, bisogna abbandonare la fretta e l’ossessiva pianificazione, che spesso distraggono più che guidare. Solo allora, dietro angoli stretti, attraverso archi monumentali, nelle piccole piazze o alla fine di labirintiche scalinate, si sveleranno storie che attendono solo di essere ascoltate.

Il Gargano è pieno di centri storici meravigliosi e caratteristici, ma quello di Monte Sant’Angelo ha un fascino e una ricchezza storica, artistica e architettonica come pochi. Qui, perdendosi negli spazi angusti, ci si ritrova accolti da piccole casette tinte di bianco calce con piccole porte centinate ad arco.

È il cosiddetto quartiere “Junno”, che custodisce, al Largo del Salvatore, un tesoro poco conosciuto: la cappella palatina di San Salvatore, o più semplicemente chiesa di San Salvatore.

Ma cosa s’intende per cappella o chiesa “palatina”?

Si tratta di una chiesa che appartiene o è associata a un palazzo reale o nobiliare, spesso utilizzate esclusivamente dalla famiglia reale o dai nobili che risiedevano nel palazzo. La loro funzione principale era quella di servire come luogo di culto privato per i membri della corte o della nobiltà.

La letteratura sulle origini dell’edificio è piuttosto scarna, data la natura privata del bene e la sua completa chiusura per diversi decenni. Tuttavia, alcuni cenni, seppur recenti, sono stati scritti da diversi studiosi e storici.

Sulle origini della struttura, si è espressa in particolar modo Marina Falla Castelfranchi, archeologa, professoressa di Archeologia e storia dell’arte paleocristiana e bizantina presso l’Università di Lecce la quale, con altri collaboratori, pubblicò un articolo su Vetera Christianorum, nel 1982.

Ecco cosa dice la Castelfranchi riguardo a quella che potrebbe essere l’epoca di costruzione:

“A mio Avviso il periodo più favorevole alla costruzione del San Salvatore può essere circoscritto intorno alla seconda metà dell’VIII sec., e precisamente nel periodo in cui si registra la massima espansione longobarda in Puglia, e l’intensificarsi in questo secolo dei pellegrinaggi al santuario di San Michele, ricordati nelle fonti.

Riguardo al San Salvatore in particolare va ricordato che proprio ad Arechi si deve come si è visto, la committenza delle chiese palatine di Benevento e Salerno, dedicate appunto a San Salvatore. A questi anni inoltre si data un nutrito carteggio tra papa Adriano I (772-95), contemporaneo di Arechi, e i vescovi di Benevento, che contiene alcuni accenni al santuario garganico: a tale proposito la più antica e interessante delle iscrizioni conservate nel San Salvatore dal punto di vista paleografico mostra alcune tangenze con una iscrizione di Adriano I conservata nella chiesa di Santa Maria di Cosmedin a Roma, e del resto, anche l’analisi delle decorazioni superstiti conduce alla fine dell’VIII sec.

Anzi, quest’ultima costituisce quasi la sigla della committenza aulica dell’edificio all’ambiente di Arechi II e forse allo stesso principe o alla moglie Adelperga in quanto i confronti addotti per le due mensole conducono tutti al milieu artistico della capitale del regno longobardo di Pavia.”

All’interno della struttura, a navata unica a due campate, con due cupole di uguale altezza e un’abside dove vi sono tracce di affreschi che secondo la storiografia rappresentavano anche un Cristo Pantocratore, si possono anche notare delle iscrizioni, di non facile interpretazione.

A riguardo la Castelfranchi fa le sue considerazioni:

“Sempre a questo periodo conduce a mio avviso l’esame delle iscrizioni in latino conservate all’interno dell’edificio: si tratta di quattro esemplari, alcuni dei quali di difficile lettura…La più antica e interessante sembra essere l’iscrizione in lettere onciali e capitali, eseguite con una certa accuratezza rispetto alle altre, anch’esse autografe ma svolte in corsivo: “ego cus[tos] o filio br”

Dal punto di vista paleografico l’iscrizione si inserisce in quella che la Gray definì “popular school dell’VIII sec.”.

Si ipotizza, infine, che l’edificio fosse in relazione con la presenza di un palazzo, presumibilmente residenza di un “comes”. Questa teoria tiene anche conto dell’ubicazione a ridosso delle mura, quindi su un livello rialzato rispetto al piano di campagna.

L’esterno della chiesa è fatto di pietre irregolari, parzialmente coperto d’intonaco e il portale d’ingresso, in pietra calcarea, è decorato da mensole che hanno motivi in rilievo associati all’arte longobarda.

La facciata è sormontata da un campanile a vela di epoca più recente.

Esprimiamo la nostra sincera gratitudine a Michele Lauriola per averci permesso di accedere alla struttura e per averci fornito informazioni preziose, altrimenti difficilmente reperibili.

Fotografie: A. Grana.

Fonti:

– “La chiesa inedita di S. Salvatore a Monte Sant’Angelo”, M. Falla Castelfranchi (Vetera Christianorum).

– “La chiesa di S. Salvatore a Monte Sant’Angelo, in Puglia preromanica”, G. Bertelli.

– Parcogargano.it

– “La documentazione epigrafica latina nella Puglia altomedievale. Stato dell’arte, metodi, prospettive.”, A. E. Felle, (Atti XX Congresso internazionale di studio sull’alto medioevo)

GarganodaScoprire

[esi adrotate group="1" cache="public" ttl="0"]