Gargano da scoprire: il quasi irragiungibile Eremo della Rondinella
ALLA SCOPERTA DEL QUASI IRRAGGIUNGIBILE EREMO DELLA RONDINELLA: UN LUOGO DI PACE E CONTEMPLAZIONE.
Nelle vicinanze dell’Abbazia di Pulsano, gli eremi offrono un panorama unico e affascinante. Questi luoghi, spesso difficili da raggiungere, sono intrisi di spiritualità e storia, e s’integrano magnificamente con il paesaggio naturale circostante.
È qui che nasce il monachesimo nel Gargano, un luogo che ha dato vita a una ricca tradizione spirituale e culturale ispirata all’Evangelo, dal greco εὐαγγέλιον “euanghélion”, che significa “buona notizia”, ispirandosi al contenuto dei 4 vangeli e al messaggio di redenzione nella figura di Gesù Cristo.
Pulsano, con i suoi valloni profondi e le pareti rocciose, è punteggiata da grotte e celle abitate da eremiti e monaci per secoli, con il monastero al centro.
Alcuni di questi romitaggi sono semplici cavità scavate nelle ripide pareti del vallone, mentre altri si ergono come piccole costruzioni isolate su spettacolari dirupi. Nonostante la loro solitudine, gli eremiti riuscivano a mantenere legami tra di loro, come evidenziato dalla presenza di eremi comunitari e da una rete di sentieri, scalinate e canali di pietra, progettati per trasportare l’acqua verso le cisterne.
Non è del tutto chiaro quando questi eremi siano stati abitati, ma si ritiene che risalgano ai primi insediamenti dauni e che siano stati abbandonati solo in tempi moderni.
Fin dal VI secolo, grazie agli eremiti di Sant’Equizio, e poi a San Giovanni da Matera, questo luogo è diventato un centro di vita monastica, dove i monaci, uniti dalla ricerca di contemplazione e spiritualità, si sono radunati sotto il grande Santuario dedicato all’Arcangelo Michele. Tali eremiti, provenienti da diverse parti, parlavano latino e greco, e seguivano una liturgia di forte impronta greca, contribuendo a un monachesimo attivo e vivace.
Oggi, ci avventuriamo virtualmente, sul cammino che ci conduce a uno degli eremi tra i più spettacolari e difficili da raggiungere: l’Eremo della Rondinella.
Come mai questo nome?
Alcuni pensano sia dovuto alla sua posizione, sulla cresta rocciosa di Coppa La Pinta, a circa 340 metri sul livello del mare, quasi nascosto, all’imbocco destro della Valle Campanile.
Da qui, la struttura sembra quasi voler spiccare in volo, un po’ come fanno le rondini.
Raggiungerlo è un’impresa consigliata solo a esperti escursionisti.
Purtroppo, a causa di una frana che ha distrutto la scalinata di accesso, oggi è possibile raggiungerlo solo attraverso una scalata impegnativa.
L’ingresso dell’eremo si apre su un lungo e stretto spazio, scavato nella roccia, che si affaccia sulla valle sottostante. La struttura presenta una combinazione di spazi naturali e costruiti.
Tra le cavità, si trova un piccolo vano con giacitoi e mensole e una cella più piccola, accessibile tramite una porta rettangolare affiancata da una finestrella per l’aria. Proseguendo verso sud, si scorge un’altra porta, che potrebbe condurre a un ulteriore vano rupestre, o forse a una semplice nicchia nella roccia.
La parte costruita dell’eremo è più ampia e sembra divisa in due ambienti. Uno di questi, quasi completamente crollato, conserva solo i muri perimetrali, mentre l’altro è riconosciuto come una cappella con volta a botte. L’accesso a questa porzione si trova sul lato lungo della costruzione, affacciato su un piccolo spazio pianeggiante, da cui partono alcune rampe di scale che collegano al complesso rupestre.
Secondo le cronache di storici locali come Quitadamo, Tancredi e Angelillis, si narra che San Francesco d’Assisi vi si fermò per alcuni giorni nel 1216, dedicandosi a fervide preghiere e a una vita austera durante il suo pellegrinaggio al Santuario dell’Arcangelo del Gargano.
Non possiamo confermare la veridicità di questa notizia, ma solo l’idea è decisamente suggestiva.
Per immergersi nella pace e nella tranquillità di questo luogo, basta recarsi sul colle di Pulsano, vicino alla croce. Lì, lasciando andare ogni pensiero, si può aprire il cuore alla sacralità di un posto che, pur sfuggendo al tempo, rimane profondamente vicino all’anima.
Fotografie: A. BRONDA e A. GRANA.
Fonti:
– “Santa Maria di Pulsano. Il santo deserto monastico garganico”, A. Cavallini (Claudio Grenzi Editore).
– “Pulsano e l’Ordine Monastico Pulsanese”, C. Angelillis.
– “Progetto Esperienza di Bellezza agli Eremi di Santa Maria di Pulsano”, Arcidiocesi Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo.
– DIREZIONE GENERALE ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO, Ministero della Cultura