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Castriotta: “Manfredonia, paese ondivago, si sta perdendo ogni cosa”

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“Manfredonia, un paese ondivago dove sta perdendo ogni cosa, compreso lo storico Carnevale”

Manfredonia – NEL mio paese che è il luogo assoluto dell’indifferenza, dove si vive come lumache, quando si tratta di cambiar le cose meritevoli di attenzione e considerazione, dove agiscono come faine dall’intelletto del nascondiglio fatto di profondissime tane, dove si fugge sempre dall’impatto del popolo, rimarcando il loro giustificato senso del non poter fare niente, ma che colpa abbiamo noi, osano dire.

Caratteristico modo dell’assoluto del svincolarsi dai problemi divoratori che ci incalzano ogni giorno. Ebbene qualcuno o alcuno, praticamente nessuno, rappresentano il simbolo della grande tradizione di generazione, poco nulla è cambiato tranne la modernità delle cose che poi, si sa, passano e tornano.

Cosa ci mancherebbe se ognuno offrisse un contributo sano, se le menti fossero più fertili,se le mani degli amministranti  allargano in modo più ampio nei confronti della nostra attuale società.

Noi siamo un paese importante come conoscenza nazionale, ma siamo molto indietro come sviluppo turistico e di civiltà della gente.

I manfredoniani hanno il cuore di salsedine, si è vero,ma hanno anche il pensiero contorto del sopraffare di un detto classico!

Io,tu,noi,voi.. di una furbizia accompagnata anche da un pizzico di cattiveria che non guasta mai, direbbe qualche esperto in materia da ondivago, di navigatore contro onde e riportato indietro al punto iniziale al detto del grande poeta Pascoli.

Venite turisti e turiste, che siamo la perla della ‘Porta del Gargano’, entrate, siamo l’espansività del ben vestire siamo anche l’ordine del male, viviamo apparentemente di mano larga,come i cosiddetti signori del perbenismo,mentre si consumano ancora tozzi di fame.. sono i bisognosi del nuovo anno appena scoccato.

Insomma noi siamo il paese di aguzze bocche larghe, non ci spaventa la solitudine che stiamo attraversando in un mare pieno e gonfio di confine dell’ uticense ‘di Utica’, antica città punica sulle coste della Tunisia.

Preoccupiamoci del futuro, della popolazione, della grave forma dell’aggressione cittadina,delle mani amministrative che non dividono in equa misura il pane, città senza orecchie, e piena di calce, che non osserva le logiche, che vive sempre di problemi coperti da pezze bagnate sui vasi di olive messe a maturare con l’acqua e sale, trasformatori di parole in mosche, che mai nessuno o alcuno ma qualcuno c’è il cosiddetto luogo della rigorosità del nostro Comune ondivago.

(A di Claudio Castriotta)

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