Caso Resinovich, il ritorno di Visintin a Trieste: ‘Non mi nascondo’
Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich, è ora indagato ufficialmente: svolta clamorosa nel giallo di Trieste, ancora senza verità.

A oltre tre anni dalla scomparsa e dal ritrovamento del corpo di Liliana Resinovich, 63 anni, avvenuto il 5 gennaio 2022 in un boschetto vicino all’ex ospedale psichiatrico di Trieste, le indagini hanno subito una svolta significativa. Sebastiano Visintin, marito della vittima, è stato ufficialmente iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio. Dopo alcuni giorni trascorsi in Austria, Visintin è rientrato a Trieste, dichiarando: “Non mi nascondo, sono a disposizione” . Ha inoltre affermato di non sentirsi bene e di aver bisogno di riposo, ma ha ribadito la sua disponibilità a collaborare con le autorità.
La perquisizione a casa di Sebastiano
Durante una perquisizione nella sua abitazione, gli inquirenti hanno sequestrato oltre 700 oggetti da taglio, tra cui coltelli, forbici e cesoie. Particolare attenzione è stata rivolta a un maglione giallo e a un paio di guanti, indumenti che Visintin avrebbe indossato il giorno della scomparsa di Liliana. Sul corpo della donna, infatti, è stato rinvenuto un filamento compatibile con il maglione sequestrato. Inoltre, sono stati trovati coltelli nell’auto di Liliana, parcheggiata sotto casa. Visintin ha spiegato che si tratta di strumenti lasciati da clienti per essere affilati, attività che svolge come arrotino. Il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, ha espresso critiche verso i periti della prima autopsia, accusandoli di negligenza e chiedendo che vengano ascoltati nuovi esperti per fare luce sulla vicenda. Il programma Chi l’ha visto? dedica, come sempre, ampio spazio al caso, intervistando lo stesso Sebastiano, così come altri familiari e conoscenti della vittima. Le indagini proseguono per chiarire le circostanze della morte di Liliana Resinovich e accertare eventuali responsabilità.
La scomparsa di Liliana Resinovich
Liliana Resinovich scompare il 14 dicembre 2021 dalla sua casa di Trieste. Secondo quanto ricostruito, quel giorno aveva appuntamenti e attività quotidiane da svolgere, ma improvvisamente si volatilizza, senza lasciare alcun messaggio né indizio evidente. Il marito Sebastiano denuncia la scomparsa solo nel tardo pomeriggio e da subito emergono elementi discordanti tra le sue dichiarazioni e quelle di Claudio Sterpin, amico stretto di Liliana con cui lei avrebbe avuto un legame molto profondo. Per settimane, le ricerche non danno alcun esito, finché il 5 gennaio 2022 il corpo della donna viene ritrovato in un’area verde, nei pressi dell’ex ospedale psichiatrico. È chiuso in due sacchi neri, con una busta in testa e altri sacchetti di plastica avvolti attorno al corpo. Inizialmente, si parla di un possibile gesto volontario, ma le modalità del ritrovamento – insieme all’assenza di elementi che dimostrino chiaramente un suicidio – suscitano dubbi crescenti. Le perizie successive, tra incongruenze e ritardi, complicano ulteriormente il quadro. Il fratello Sergio ha sempre respinto con forza l’ipotesi del suicidio, denunciando pubblicamente errori e superficialità nelle indagini. Il caso, seguito con grande attenzione mediatica, è stato rilanciato più volte da trasmissioni come Quarto Grado e Chi l’ha visto?, che ha raccolto testimonianze, intercettazioni ambientali e documenti utili a mantenere alta l’attenzione. Ora che Sebastiano Visintin è formalmente indagato per omicidio, molti chiedono finalmente chiarezza: chi ha davvero voluto la morte di Liliana, e perché?
