Salute e Benessere

Artrite e artrosi: sono la stessa cosa?

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ARTRITE E ARTROSI: SONO LA STESSA COSA?


Il sintomo che più spesso indirizza i pazienti verso il reumatologo è il dolore. Nella
maggior parte dei casi, la richiesta nasce quando il dolore interessa una o più
articolazioni poiché spesso vi si associa una disabilità funzionale che, limitando il
movimento, riduce fortemente la qualità di vita percepita, senza distinzione di età.


Il dolore secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è definito come
“una sensazione spiacevole e un’esperienza emotiva dotata di un tono affettivo
negativo associata a un danno tessutale potenziale o reale” ed è sempre una
esperienza soggettiva estremamente variabile in termini di durata, intensità e
tipologia. Esistono diverse classificazioni che mirano a definire le varie tipologie di
dolore. Dal punto di vista eziopatogenetico, è possibile distingue il dolore secondo
tre categorie principali: nocicettivo, neuropatico e nociplastico.

  • Il dolore nocicettivo è originato da processi infiammatori o da lesioni in una
    specifica area del corpo. In questa sede, gli stimoli dolorosi attivano i recettori
    del dolore, trasmettendo segnali che indicano sia il danno che la sua
    localizzazione. Può avere una natura superficiale o profonda. È la tipologia di
    dolore che più frequentemente si riscontra nelle patologie reumatologiche,
    come l’artrosi o le varie forme di artrite.
  • Il dolore neuropatico, invece, è causato da un danno o da una patologia del
    sistema nervoso somato-sensoriale, responsabile della trasmissione degli
    impulsi dolorosi. Può derivare da alterazioni a livello del sistema nervoso
    centrale o periferico, a seconda della sede della lesione. Tra gli esempi più
    comuni rientrano la neuropatia diabetica e la nevralgia post-erpetica.
  • Il dolore nociplastico, infine, è associato a un’alterazione nei meccanismi di
    elaborazione del dolore, che dà luogo a sintomi diffusi e non chiaramente
    localizzati. È un dolore che non presenta evidenti segni di danno fisico, attuale
    o potenziale, né di patologia o lesione del sistema somato-sensoriale
    nocicettivo. Alcuni esempi emblematici di questa categoria sono la fibromialgia
    e la cefalea muscolo-tensiva

Ai fini della comprensione delle principali patologie reumatologiche oggetto della
trattazione, è bene attuare un’ulteriore distinzione nell’ambito del dolore nocicettivo
di origine articolare:

  • il dolore di tipo infiammatorio, percepito nelle fasi di riposo articolare, è una
    tipologia di dolore molto insidioso perché si acuisce (quasi paradossalmente!)
    se si è fermi per molto tempo o addirittura durante il riposo notturno,
    migliorando al contrario con il movimento;
  • il dolore di tipo meccanico, avvertito prevalentemente durante o dopo il
    movimento o nei cambi di posizione (sedersi/alzarsi, salire/scendere le
    scale…).

Questa semplice distinzione ci aiuta a definire una prima grande differenza tra artrite
e artrosi: nel caso di una artrite, infatti, il dolore riferito dal paziente sarà di tipo
infiammatorio, spesso associato a rigidità articolare al mattino al risveglio che
migliora con il movimento, e probabilmente accompagnato da altri segni clinici, come
la tumefazione articolare, il rossore che sovrasta la cute dell’articolazione coinvolta,
la sensazione di calore al contatto con la pelle. Nei pazienti affetti da artrosi al
contrario, più verosimilmente il dolore riferito sarà di tipo meccanico, esacerbato dal
movimento e dai cambi di posizione e alleviato dal riposo, con crepitii e scrosci
apprezzabili alla mobilizzazione dell’articolazione coinvolta. Non è escluso che in
alcuni pazienti affetti da artrosi possano manifestarsi episodi infiammatori del tutto
simili a quelli che si verificano in corso di artrite.

Cosa ci aiuta, quindi, a distinguere in maniera più certa se si tratti di artrite o di
artrosi?
Il ruolo del reumatologo è fondamentale. In breve, oltre alla raccolta anamnestica
completa che ci permette di indagare la tipologia di dolore, la familiarità per patologie
autoimmuni e la presenza di altri eventuali disturbi o patologie associati, è
fondamentale un esame clinico accurato, che vada ad evidenziare la presenza di
deformità articolari caratteristiche (nei casi di più lunga durata) e a valutare la mobilità
articolare, oltre alla presenza di tumefazioni e dolore.

A completamento, inoltre, è sempre opportuno richiedere esami ematochimici e
strumentali mirati, in particolare:

  • indici di infiammazione (VES -velocità di eritrosedimentazione- e PCR –
    proteina C reattiva) e, nel sospetto di artrite reumatoide, anche FR -fattore
    reumatoide- e ACPA -anticorpi anti-peptidi ciclici citrullinati);
  • radiografie dei distretti articolari interessati e/o ecografia articolare (a seconda
    della durata d’insorgenza dei sintomi e della tipologia degli stessi) e
    secondariamente, si procederà ad indicare eventuali esami diagnostici di
    secondo livello.

Appare quindi chiaro come artrite e artrosi non siano la stessa cosa, né
rappresentino fasi diverse della stessa malattia: i meccanismi fisiopatogenetici alla
base sono, infatti, profondamente diversi: l’artrite è una patologia che generalmente
sottende processi autoimmuni in cui il sistema immunitario (comunemente noto per
rappresentare la nostra linea di difesa contro gli agenti patogeni quali virus, batteri,
parassiti…) funziona in maniera aberrante e produce una serie di citochine
infiammatorie e/o autoanticorpi in grado di riconoscere le componenti strutturali delle
articolazioni (e non solo) e causare una infiammazione nel distretto colpito.
L’artrosi, invece, è una patologia incentrata sulla perdita della cartilagine e
successive modifiche dell’osso subcondrale che si verifica nel tempo (colpisce infatti
molto più frequentemente gli anziani) e in persone predisposte (familiarità,
componente genetica, varianti anatomiche, pregresse fratture e traumi, alcuni tipi di
sport, altre patologie concomitanti…).

Il fine ultimo della valutazione reumatologica quando si è di fronte a un paziente con
dolore articolare è quello di distinguere tra queste due patologie, non solo per la
prognosi differente, ma anche e soprattutto perché gli approcci terapeutici sono
completamente diversi. Questo, tuttavia, non significa che non possano coesistere:
nei pazienti con diagnosi di artrite di lunga durata, ad esempio, soprattutto se non
diagnosticata subito o non perfettamente controllata dalle terapie effettuate nel corso
degli anni, l’infiammazione continua a carico delle strutture articolari può portare a
sviluppare forme di artrosi precoce, rappresentando per il reumatologo una vera sfida
per la gestione di questo complesso dolore di origine multifattoriale.

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