Il venditore che riposava al largo Diomede, in un’aria mistica nel 1959

Il venditore che riposava al largo Diomede, in un’aria mistica nel 1959
GUARDO Manfredonia attraverso un’immagine mistica tra cielo e mare, colta nell’aria gelida dell’inverno di una mattina di silenzio,osservo attentamente le nuvole di grazie di una rinascita tutt’uno alla superficie dell’acqua stesa come un’anima ventilata ma di tranquillità come una giornata di una serena stanchezza sana.
Questo chiarisce che la nostra città sotto le onde è viva, e porta su tutta la sua energia di sopravvivenza a voler far continuare la sua stor seia in una “parola” che sia la nostra.

A proposito del vento che soffiava nelle mattine bianche rigide tremolanti con gesta a coprirsi anche il capo con un cappello di lana, di aria secca e di asfalto ruvido di via Tribuna,quei rami spezzati per terra col fumo dalla bocca che saliva in alto, come l’albero più alto sul marciapiede che si intrecciava contro una facciata di un vecchio palazzo. Me lo raccontava la mamma eravamo nel 59 ,che ora dimora nell’altra luce: io ancora non potevo vedere questa meraviglia non ero ancora nato in quel sonnacchioso via vai.. vedevi due che vendevano l’acqua, facevano su e giù per le vie figlio e babbo,mentre era molto importante il venditore di abiti e prodotti anche per l’igiene,magro un po’ alto, con la carretta berciava con una voce strana e un’andatura particolare e il comportamento un po’ da scemo,vendeva e chiedeva e con movimenti scordati sorrideva.Codesta persona portava con sé tutta la fioritura della gente che accontentava il più possibile ..col suo cappottino striminzito,con una mano sulla carretta e con
l’altra fumava e digrignava nella sua instabile salute:qualcuno lo prendeva per cretino..ma era evidente ch’era un po’ malato. aveva anche in metallo piccoli recipienti per versare l’olio sul pane..il benedetto che dava sostanza e facoltà all’organismo.
Contava la sua presenza tutti i giorni specialmente nella zona di Monticchio ,la parte più alta quella di Corso Roma,fino giù alla via del mare del Largo Diomede, proprio di fronte alla rigogliosa sorgente, col suo sorriso stonato. In brevi tratti seduto al gradino di marmo di un portone a riposarsi.. e continuando a fumare una sigaretta di carta bianca: mentre il gelo saliva sempre più nel cielo gonfio e bianco minaccioso di nevicate, se ne stava con lo sguardo all’aria di un vento di rinnovo, che respirava in attesa del pranzo:pian piano il paese iniziava a diventare classico del nostro profumo particolare di timo.
(A cura di Claudio Castriotta)