Zeman: “Il Foggia, Casillo e il mio amore per la Juve”. Il boemo si racconta a 360 gradi

Il 15 novembre è uscito il suo libro autobiografico, “La bellezza non ha prezzo“, e per approfondire alcuni temi il Corriere della Sera ha intervistato Zeman. L’ex tecnico del Foggia ha iniziato col parlare della sua infanzia per poi soffermarsi sul periodo italiano. “Vivo a Roma da 25 anni, ho allenato entrambe le squadre, e sia i laziali sia i romanisti mi vogliono ancora bene. Ma sono sempre stato juventino. Da piccolo andavo a dormire con la maglia bianconera”. Risposta, questa, che si scontra con la posizione che il boemo ha sempre preso nei confronti della Vecchia Signora. Lui infatti per la prima volta ha chiarito che le polemiche sono nate “con la Juve di Moggi, Giraudo e Bettega. Ma la Juventus non comincia e non finisce con loro. Era la squadra di mio zio Cestmir Vycpálek: il più grande talento del calcio cecoslovacco prima di Pavel Nedved, che portai in Italia. La differenza è che Nedved, lavoratore maniacale, voleva allenarsi pure il giorno di Natale; mio zio invece amava le gioie della vita. Era stato a Dachau, e il lager l’aveva segnato. Ma mi dicono fosse birichino anche prima”.
Poi il ricordo di Casillo, il Presidente storico del Foggia che lo caricò sul suo aereo privato per portarlo a Praga dopo il crollo del muro di Berlino. “Rividi mio padre, mia madre, mia sorella, e mi pareva di averli lasciati il giorno prima. Tutte le mie cose erano lì dove le avevo lasciate: i palloni, la mazza da hockey. Mi sono sentito felice”. Del compianto patron dei Satanelli non ha che solo bei ricordi e lo descrive come una persona generosa ricordando un episodio in particolare. “Avevamo un terzino sinistro velocissimo, Codispoti, che al momento del cross combinava di tutto, con i piedi che aveva. Allora Casillo gli mise centomila lire nella scarpa: se non sbagliava poteva tenersele”.
Indimenticabile l’esordio del Foggia in Serie A. “Pareggiammo 1 a 1 a San Siro con l’Inter. Dissi a Matrecano, che avevo preso dalla Turris, C2, per 25 milioni di lire: “Tu marchi Klinsmann”. Klinsmann non toccò palla. Quando tornammo a San Siro con il Milan, dissi a Matrecano: “Tu marchi Van Basten”. Van Basten fece tre gol”. La gara di ritorno però vide imporsi i nerazzurri. “Alla fine del primo tempo vincevamo 2 a 1. Ma i miei ormai erano ceduti ad altre squadre, pensavano solo a segnare. Si ritrovarono tutti nella metà campo del Milan, che li infilò in contropiede. Comunque chiudemmo noni, con il secondo miglior attacco della serie A. E Matrecano passò al Parma per sei miliardi”.