Cinque intercettazioni inedite riaprono il processo a Mimmo Lucano. “Dovete difendere Riace, che ve ne fotte sindaco!”
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Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace, è una personalità divisiva: per alcuni un eroe, un visionario, per altri il condannato, il fuori legge, l’illegale. Il suo Modello Riace, applaudito nel mondo per l’integrazione dei migranti, è stato distrutto da molte inchieste giudiziarie, nonostante l’apprezzamento di alcune grandi realtà come Fortune, che inserì Lucano nel 2016 fra le 50 personalità più influenti al mondo.
L’ex sindaco è stato, infatti, giudicato colpevole in primo grado – con una condanna a 13 anni e due mesi di reclusione – nello scorso settembre per associazione a delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. Le motivazioni avevano tracciato un profilo diverso da quello tratteggiato sui media dell’ex sindaco. Lucano, per i giudici, era “invidiato e preso ad esempio da tutto il mondo. Ma essendosi reso conto che gli importi elargiti dallo Stato erano più che sufficienti, piuttosto che restituire ciò che veniva versato, Lucano aveva pensato di reinvestire in forma privata gran parte di quelle risorse, con progetti di rivalutazione del territorio che, oltre a costruire un trampolino di lancio per la sua visibilità politica si sono tradotti nella realizzazione di plurimi investimenti”.
La visibilità politica di cui parlano i giudici, però, non si è trasformata in nulla di positivo per l’ex sindaco: Lucano, infatti, non ha accettato nessuna candidatura (all’europarlamento e in Parlamento) dopo la sua avventura da sindaco di Riace. Oggi, però, c’è una novità nel processo d’appello a Lucano. La corte d’appello di Reggio Calabria, infatti, ha deciso di riaprire l’istruttoria dibattimentale: significa che la corte ha ammesso un’integrazione alle prove raccolte durante il processo di primo grado. Un fatto rilevante, che non succede spesso. I documenti sono cinque intercettazioni, tutte ambientali.
L’intercettazione più rilevante è quella fra Lucano, non ancora a conoscenza delle indagini a suo carico e Salvatore Del Giglio, funzionario della prefettura, uno degli ispettori che venne inviato a Riace per redigere una relazione sulla gestione dei migranti. Del Giglio, al processo, è stato uno dei testimoni contro Lucano. Nella chiacchierata registrata, Del Giglio dice a Lucano: “Non è improbabile che un domani, così come se non è già arrivata da voi, verranno la guardia di finanza. L’amministrazione dello Stato non vuole il racconto della realtà di Riace. Vuole… perché oggi la missione dello Stato, sapete, lo Stato è composto, come qua da voi. C’è l’opposizione”.
Lucano chiede: “Perché deve pagare Riace?”. Risponde Del Giglio: “Io ritengo dal suo punto di vista della sua relazione che comunque Riace, al di là delle disfunzioni eventuali o delle anomalie amministrative, quindi della burocrazia, abbia realizzato una realtà evidentemente ancora unica sul territorio nazionale, dovete difenderla. Con qualsiasi conseguenza. Che ve ne fotte sindaco”.