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192. Un numero che potrebbe non significare nulla se non fosse carico di vite e storie, ovvero quelle delle 192 persone che dall’1 al 24 novembre hanno perso la vita a causa del Covid in provincia di Foggia.
192, un numero che si carica di emotività se inizia ad assumere i volti di padri di famiglia, medici, infermieri, insegnanti, commercianti, anziani, giovani, sconfitti da un virus subdolo e spietato, che colpisce quando meno te lo aspetti e può lasciarti letteralmente senza respiro.
192, in un’Italia ‘lombardocentrica’, dove è stato chiuso tutto in una prima ondata che ha visto il Sud soltanto sfiorato, mentre pensa ad allentamenti e riaperture ovunque in uno tsunami che lo sta travolgendo.
192, con 21 vittime in Capitanata per Covid soltanto ieri, un numero altissimo. Ma sarebbero molte di più se andassimo ad aggiungere tutti coloro che stanno morendo anche di altre malattie, ma non riescono a ricevere le cure in tempo perché gli ospedali sono sotto pressione e le terapie intensive piene.
192, ma l’economia è più importante della salute e si discute sui cenoni di Natale e sugli impianti sciistici, per non parlare delle scuole ancora aperte in una paradossale presa di posizione che non tiene conto di docenti allo stremo, decimati da positività e quarantene.
192, mentre i medici di famiglia non sanno più come fronteggiare le centinaia di chiamate per aiutare chi si cura a casa e chi piomba nella più totale disperazione.
192, ma lo Stato dov’è?
di Maria Teresa Valente