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Genitori manipolativi: la dipendenza affettiva

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Nell’immaginario comune i  genitori  rappresentano un concetto ideale pieno di significati nutrienti, costituiscono la fonte di protezione, rassicurazione, accoglienza, dolcezza, amore incondizionato, agiscono sempre per il bene dei figli e i loro comportamenti sono finalizzati a rendere felice la prole.

La realtà a volte però può nascondere scenari diversi. Generalmente la dipendenza dai genitori parte dall’infanzia, nel periodo in cui il fanciullo è dipendente per i suoi bisogni primari dai genitori, i quali poi pian piano, consapevolmente o inconsapevolmente, cercano di condizionarlo imponendogli le regole non scritte della società in cui vivono. La coppia genitoriale è composta da due individui  distinti, che vivono, agiscono e pensano a seconda del grado di consapevolezza e maturazione affettiva-emotiva che hanno raggiunto. Da una parte possiamo individuare genitori sani ed equilibrati che allevano i loro figli amandoli e riconoscendoli come esseri viventi a sé stanti, consapevoli dei loro punti di forza e dei loro limiti, desiderosi di migliorarsi e di ascoltare i propri figli. Dall’altra sono presenti genitori affetti da dipendenze, da nodi esistenziali irrisolti e da patologie psichiatriche (situazione molto diffusa più di quanto si possa immaginare) che manifestano ogni giorno nella relazione con i figli il loro disagio  sotto forma di manipolazione affettiva. Coloro che pur essendo genitori, vivono nella relazione con i figli le loro ferite infantili, non riconoscendone i bisogni ma sostituendoli con i propri, creano un clima emotivamente tossico nella famiglia e altamente compromissivo per lo sviluppo sano dei figli. Un genitore può mettere in atto diverse forme di manipolazione ma le più comuni sono:

  1. Il senso di colpa con il quale si mantiene il controllo sui figli facendoli sentire in colpa per qualunque motivo con il fine ultimo di far si che loro non sentano mai i loro bisogni ma siano sempre sintonizzati su quelli dei genitori;
  2. I Ricatti affettivi  che si concretizzano con la tipica frase : ”se non fai questo mamma (o papà) non ti vorrà  più bene”. In questo tipo di manipolazione il genitore si dipinge come un martire e il figlio deve salvarlo in ogni modo per non farlo stare male, compiacendolo completamente e negando i propri bisogni e desideri.
  3. Il vittimismo attraverso il quale i genitori manipolatori si auto vittimizzano per raggiungere i loro scopi. ( Es. quando un genitore trascura la propria salute per lamentarsi ed attirare l’attenzione del figlio, chiedere sempre aiuto per cose che potrebbero fare da soli). Il vittimismo permette di controllare i figli senza chiedere loro nulla in modo adulto, diretto, non assumendosi la responsabilità delle loro richieste.

Attraverso la manipolazione il genitore non riconosce il proprio figlio/a come individuo autonomo, dotato di propri desideri e bisogni ma lo utilizza per colmare le proprie ferite infantili. In questo modo pur di ricevere amore un bambino arriva a negare le proprie emozioni, ad adeguarsi a tutti i tipi di richieste dei genitori, riducendosi a mendicare l’amore.  Questi bambini rimangono legati ai genitori solo compiacendoli ed illudendosi attraverso la dipendenza di essere amati. Crescendo diventeranno  adulti che mendicheranno amore e cercheranno l’appagamento emotivo all’esterno, si aspetteranno che i loro bisogni vengano soddisfatti da un’altra persona, nell’attesa di essere continuamente nutriti. Tuttavia arriverà un momento, nel ciclo di vita di questi figli (l’infanzia, l’adolescenza o la prima età adulta) in cui avvertiranno la necessità di sottrarsi alla disfunzionalità affettiva di cui, egoisticamente anche se inconsapevolmente, sono  stati oggetto sin dal concepimento.

Il tentativo di svincolo può realizzarsi attraverso il conflitto: tradire le aspettative dei genitori, fallire, deviare, anche gravemente, dai codici familiari (abuso di sostanze, comportamenti pericolosi e autolesivi, stile di vita promiscuo, ecc.); la resamanifestare di continuo il bisogno di approvazione dai genitori, uniformarsi passivamente alle attese familiari e riprodurre, nella propria vita, coppie e matrimoni infelici o attraverso sintomi come  depressione, ansia, attacchi di panico, fobia sociale, inadeguatezza sociale, immaturità affettiva, solitudine, dipendenza affettiva. Ognuna di queste condizioni si presenta associata alla dipendenza e alla manipolazione affettiva di almeno un genitore verso il figlio. Nella pratica psicoterapeutica non è raro incontrare bambini, adolescenti e giovani inviati dai genitori perché sofferenti, a volte drammaticamente sofferenti. E’ invece meno frequente stabilire un contatto davvero autentico e collaborativo con la coppia genitoriale. 
Nel caso di figli maggiorenni e relativamente autonomi, il terapeuta può certamente intervenire e incoraggiarli a liberarsi dalle catene emotive che ostacolano il loro sviluppo come adulti. Nel caso di bambini e adolescenti, invece, il groviglio è più intricato perché implica la partecipazione della coppia genitoriale alla terapia e necessita di una riflessione sulla funzionalità coniugale, sulla situazione attuale e sulla storia matrimoniale.

 

A cura della psicologa Dott.ssa Sorano Maria Leonarda

EMAIL: dottssa.sorano@gmail.com

 

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